Addio Piero Modafferi, il ricordo: «testimone credibile di una fede incarnata»

Un periodo esaltante che vide anche la scoperta del volontariato, fenomeno sconosciuto per quei tempi anche alla Chiesa, un segno dei tempi, un mondo sommerso frutto della primavera conciliare che soffiò in tutta la chiesa Italiana, soprattutto nelle periferie e che vide protagonisti preti di frontiera come don Luigi Ciotti, don Italo Calabrò, don Franco Monterubbianesi, don Elvio Damoli, don Gino Rigoldi, don Mario Picchi e tanti altri laici da loro formati e accompagnati che diedero vita ad un grande movimento di rinnovamento spirituale ma anche civile che portò ad una ventata nuova nelle Chiese Locali ed anche nella politica.

Piero era uno di questi laici. Con monsignor Giovanni Nervo, don Giuseppe Pasini, Luciano Tavazza ha organizzato negli anni Settanta i grandi convegni nazionali del volontariato che aprirono il dibattito sul ruolo sociale, educativo e politico del volontariato che poi ebbe un riconoscimento nelle leggi nazionali e regionali, ma anche sulle nuove modalità di contrasto alle povertà, alla necessità di coniugare carità e giustizia.

Un volontariato basato sulla gratuità

Piero ha sempre operato per un volontariato che non accettava di fare supplenza allo Stato inefficiente, che chiedeva un cambiamento passando dalla logica della beneficenza ad un volontariato di condivisone di vita con i più poveri, che avesse come segni identitari la gratuità e nella autonomia dalla politica e dai suoi finanziamenti.

A livello Diocesano svolse un ruolo determinante nel suo servizio alla Piccola Opera e all’Agape dopo la morte di Don Italo, condividendo per tanti anni il peso e le gioie della eredità da Lui lasciata, assumendo anche la responsabilità che il vescovo gli ha dato delle comunità di accoglienza della Caritas, spendendosi senza riserve per ridare dignità e amore a ragazze madri, anziani soli, ammalati di mente.

L’attenzione ai giovani e il progetto del Gabbiano

Assieme a questo l’attenzione per i giovani, prima nella collaborazione alla organizzazione dei soggiorni sociali a Cucullaro (struttura quella del soggiorno San Paolo che per diversi anni ha curato e valorizzato) come esperienza esemplare per i giovani di servizio agli ultimi, di palestra per una cittadinanza responsabile ed anche occasione di evangelizzazione, di opportunità di arricchirsi di nuove vocazione anche religiose che portarono tantissimi laici a scelte per il sacerdozio e la vita religiosa maturate proprio nel servizio a Gesù sofferente.

Negli ultimi anni di servizio si spese molto per fare nascere l’esperienza del Gabbiano, una associazione di volontariato che fungesse da ponte tra i giovani delle scuole e i servizi per i più fragili. Con loro insisteva molto sulla necessità della formazione, spirituale e tecnica, sia come un dovere per dare ai più poveri un servizio qualificato, sia come condizione per vivere una esperienza di volontariato in grado di essere forza di cambiamento della Chiesa e della società.

Una vita intensa e una forte eredità spirituale

Una vita intensa la Sua, una personalità forte, talvolta radicale, una coscienza critica anche per i suoi compagni di viaggio. Ci piace ricordarlo con le parole di San Paolo nella lettera a Timoteo: «È giunto il momento di sciogliere le vele. Ho combattuto la buona battaglia, ho terminato la mia corsa, ho conservato la fede. Ora mi resta solo la corona di giustizia che il Signore, giusto giudice, mi consegnerà».    

Mario Nasone

Cerca