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“Liberi di scegliere”, la fiction contro la ‘ndrangheta (da Gazzetta del Sud)

Home| Liberi di scegliere| “Liberi di scegliere”, la fiction contro la ‘ndrangheta (da Gazzetta del Sud)

14
Mar, 2020
By Redazione
“Liberi di scegliere”, la fiction contro la ‘ndrangheta (da Gazzetta del Sud)
  • Liberi di scegliere
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Chi, guardando “Liberi di scegliere” si aspetta di vedere una delle consuete, recenti fiction sulle mafie, rimarrà deluso. Si tratta di un film che, invece, è piuttosto distante dalla recente narrativa sul genere. Che non racconta la spocchia del crimine, né l’eroismo spettacolarizzato, ma il dolore di chi vive prigioniero di un cognome e di chi deve dire a un bambino che ha un destino segnato per farglielo costruire da sé.

“Liberi di scegliere” non mitizza, né ammorbidisce la ’ndrangheta, ma lascia spazio a tutta la sofferenza che viene fuori da una condizione di non libertà. La cultura mafiosa raccontata nel film non ha nulla di accattivante, è puro tormento. La sceneggiatura ricalca quasi pedissequamente la realtà, il racconto del primo provvedimento di allontanamento di un minore da una famiglia di ’ndrangheta adottato dal presidente del Tribunale per i Minorenni di Reggio Calabria, il magistrato messinese Roberto Di Bella, è mosaico di tutti gli altri che si sono succeduti, e gli elementi di fiction vengono utilizzati soltanto come “escamotage” per proteggere e tutelare i veri protagonisti di questa storia, con l’obiettivo di non renderli riconoscibili.

Alessandro Preziosi interpreta Marco Lo Bianco, un giudice duro e allo stesso tempo umile, che non si veste da eroe, ma che ha un altissimo senso dello Stato. Carmine Buschini è Domenico, figlio di ’ndrangheta, gliel’hanno stampata in viso sin da bambino, persino nello sguardo (Domenico da piccolo è invece interpretato dal leccese Samuele Carrino), ma sarà sua la conquista più faticosa e attesa dell’intero film: riuscire a vedere il mondo con i suoi occhi e a guardarsi dentro per scoprire chi è davvero.

Il tuffo di Domenico (l’attore Carmine Buschini) nella zona Falcata di Messina

Il tuffo di Domenico (l’attore Carmine Buschini) nella zona Falcata di Messina

Il tuffo di Domenico (l’attore Carmine Buschini) nella zona Falcata di Messina

 

Il regista Giacomo Campiotti al mercato Sant’Orsola in occasione delle riprese del film

Il regista Giacomo Campiotti al mercato Sant’Orsola in occasione delle riprese del film

Domenico (Carmine Buschini) ed Enrico (Corrado Fortuna) al mercato Sant’Orsola

Nicole Grimaudo interpreta sua madre, prima sprezzante e aggressiva, poi fragile, divisa, combattuta, infine rinata. Federica Sabatini e Vincenzo Palazzo sono Teresa (da piccola è invece interpretata dalla cosentina Karol Mazzei) e Giovanni, i fratelli di Domenico, suoi “compagni” in questo viaggio. Francesco Colella è il padre che incarna due volti degli uomini di ’ndrangheta, quello del dispotico capofamiglia e dello spietato assassino.

L’attrice messinese Federica De Cola e il palermitano Corrado Fortuna interpretano Maria ed Enrico (nella realtà l’assistente sociale Maria Baronello e lo psicologo Enrico Interdonato, entrambi messinesi), i collaboratori di Lo Bianco che “dietro le quinte” insegnano ai ragazzi di ’ndrangheta a credere in se stessi e nello Stato.

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Il film affonda le sue radici nello Stretto dove, in prevalenza, è stato ambientato: tutti i veri protagonisti della storia sono messinesi o reggini. E la bellezza delle due città la mano del regista Giacomo Campiotti non la lascia solo sullo sfondo, ma la sprigiona ad ogni panoramica. Alcune scene sono state girate al Tribunale dei Minorenni o alla stazione di Reggio, altre “in sospensione” su quel lembo di mare che separa Sicilia e Calabria, alcune sul litorale nord messinese, tra l’incanto e il degrado della zona Falcata, a Cristo Re, al mercato Sant’Orsola.

Il regista Giacomo Campiotti al mercato Sant'Orsola in occasione delle riprese del film

“Liberi di scegliere”, il regista Campiotti: «Tornerò in Calabria, mi avete accolto benissimo»

«Il regista – commenta il presidente Di Bella – non solo ha dato risalto alla magnifica cornice dello Stretto, ma ha saputo ricreare nelle atmosfere calabresi e messinesi le passioni e le emozioni che hanno animato i veri protagonisti della storia».

Il film non ha eccessi ed è fedele alla realtà. «È giusto e necessario che sia così – spiega Di Bella – perché spero che, dopo averlo visto, madri incerte e figli stanchi sappiano che scegliere di essere liberi non è una cosa semplice, ma è assolutamente possibile. È una fiction che andrebbe vista non solo in Calabria, ma in tutte le scuole d’Italia, spero che da questo punto di vista – continua il magistrato – le comunità educative e i singoli professori siano attenti perché un film è uno strumento potentissimo per far riflettere i ragazzi».

 

fonte: gazzettadelsud.it

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