Convegno Scuola Sociale “G.Ferro”

Handicappati, Scuola e Servizi

Sociali – Gerace 2/5 dicembre

“Tentativi di recupero degli handicappati psichici nei dieci anni di esperienza dell’Opera Papa Giovanni e della Comunità AGAPE di Reggio Calabria”.

Breve storia dell’esperienza:

  • l’inizio a S. Giovanni di Sambatello (1968);
  • il trasferimento a S. Domenica di Gallico (1970);
  • la Casa di Prunella (1974).

Tentativo di risposta all’Istituto massificante: piccole Comunità aperte alla realtà sociale.

Impegno per coinvolgere la Comunità vivente sul territorio, e la famiglie degli handicappati, con scarsi risultati.

Precisare che molti dei nostri ragazzi sono soli al mondo senza famiglia o provengono da nuclei familiari poverissimi.

Il nostro lavoro (Operatori sociali, Educatori, Volontari) guidato dall’ équipe:

  • neuro-psichiatra
  • psicologo
  • assistente sociale
  • logoterapista
  • medico generico (Direttore sanitario)

Inserimento nella scuola:

  • maggiori difficoltà per le scuole elementari e ripiego sui Corsi di scuola popolare;
  • migliore risultato con la scuola Media di Gallico, dove Preside, Docenti, Collaboratori si sono coinvolti per realizzare l’integrazione degli handicappati, con la costante collaborazione nostra e, particolarmente, dell’assistente sociale.
  • Favorito, per alcuni anni, questo lavoro dell’équipe socio-psico-pedagogico, prime operante nelle scuole alle dipendenze del Ministero della P.I., ora inesistenti col passaggio delle competenze alla Regione;
  • Utili i corsi CRACIS per alcuni soggetti più disturbati;
  • parecchi ragazzi hanno conseguito la licenza media, uno quella di scuola superiore.

Inserimento nel mondo del lavoro: maggiori difficoltà, soprattutto per la logica del profitto che condiziona il mondo del lavoro. Difficoltà, anche da parte dei ragazzi incapaci di un’applicazione costante (hanno bisogno di interrompere il ritmo lavorativo, alcuni giorni non riescono proprio a svolgere l’attività lavorativa, ma poi, recuperano bene, se compresi e aiutati).

Difficoltà di comprensione da parte dei datori di lavoro e degli altri compagni di lavoro.

Qualche risultato ottenuto, però:

2 lavorano in una Cooperativa al Museo (Giovanni G. e Antonio P.)

1 (Eugenio M.) lavora da idraulico, abbastanza bene, ma ha bisogno di essere sostenuto per la gestione del denaro;

1 (Giovanni P.) lavora da oltre un anno presso un ottimo datore di lavoro, un mobiliere di Gallico, intelligente e comprensivo, che ha introdotto il giovane P. nella sua stessa famiglia.

Per altri, invece, dopo una girandola di sistemazioni fallite, si è imposta la necessità di creare un altro tipo di attività:

le Cooperative, dove lavorano insieme “sani” e handicappati” nate in seno alla Comunità AGAPE, cui l’Opera Papa Giovanni è aggregata.

Esperienza di condivisione tra “sani” e “handicappati”, di piena accettazione del “diverso”, di parità di retribuzione per quello che ciascuno può fare non in base al criterio del “profitto”.

  • Cooperativa agricola e zootecnica di Prunella, detta Comuneria:

lavorano insieme 4 “sani” e 8 “handicappati” gravi.

Lavoro dei campi – Allevamento di polli da ingrasso – di Ovaiole.

Sottolineare l’esperienza delle 2 famiglie che a Prunella si sono fatte carico dei 10 handicappati.

  • Cooperativa L’Arca – Bar Pizzeria vicino piazza Italia a Reggio.

4 persone “sane” 4 “handicappate” – Pizzaiolo, molto bravo, un giovane della P.O.

Aiutano altri “handicappati” caratteriali e persone sane.

  • Laboratorio di cereria, in allestimento a Gallico con tentativo di coinvolgere altre persone del luogo.

Indicazioni dell’esperienza:

Necessarie convinte motivazioni sulla persona umana, sulla sua dignità, sui diritti di ogni uomo ad essere accettato, al lavoro, ad una giusta retribuzione (non sussidio).

La diversità non può, non deve essere causa di inferiorità, di sfruttamento ecc.

  • Non si può considerare l’handicap in sé stesso, ma la persona umana nel suo insieme, anche con il suo handicap.
  • Necessario il coinvolgimento di tutta la Comunità per la prevenzione, il recupero, l’inserimento, o meglio l’integrazione, dell’handicappato.

Tale compito non può essere assolto dalla famiglia o dalla sola scuola, dalle Comunità di accoglienza o dalla équipe socio-sanitaria.

Tutte queste componenti sono essenziali per un’opera di recupero e integrazione sociale, ma devono essere integrate nel contesto più ricco, più vario di tutta la Comunità esistente sul territorio (organismi pubblici, Gruppi ecclesiali e laici, Famiglie, realtà sociali varie).

Infine, non dichiararsi mai insoddisfatti, sottoporre costantemente a serena revisione critica il lavoro che si va svolgendo, aprirsi a tutte le sollecitazioni che possono venire dalla scienza e da esperienze analoghe, portate avanti in altri paesi, ma soprattutto, non scoraggiarsi mai di fronte a insuccessi più o meno frequenti, tenere presenti i risultati positivi innegabilmente raggiunti e andare avanti forti delle motivazioni che la fede nell’uomo, e per chi è credente la Fede in Dio, continuamente in noi suscitano e rinnovano.

More
articles

Cerca