Arde. Vivida e luminosa, la fiaccola della legalità. Che è arrivata a Reggio, irradiando con la sua luce la città e le sue parrocchie.
Lo scorso 18 giugno si è fermata, come prima tappa, presso la Parrocchia di San Giorgio Martire, per animare un momento di grande spiritualità e di rinnovato senso civico e civile.
Questo momento, forte e significativo, ha avuto inizio con la celebrazione dell’Eucaristia presieduta dal Rettore del Seminario Diocesano Pio XI, Can. Salvatore Santoro, presenti tutti i formatori e i seminaristi che hanno animato la liturgia.
Conclusa la celebrazione, don Antonino Pangallo, sacerdote titolare e Direttore della Caritas Diocesana, ha introdotto e moderato con il consueto garbo, acume e cordialità, il Convegno “Educare alla giustizia e alla legalità, attraverso le buone prassi”, aperto alla cittadinanza, con relatori di grande spessore umano e professionale.
E sono proprio le buone prassi, sviluppatesi nel Terzo Settore, che la Fiaccola intendeva illuminare e diffondere, nelle parole degli stessi protagonisti, i quali, nella varietà delle esperienze e dei “campi” di intervento, sanno coltivare e proteggere “semi di legalità”, traducendoli in azioni proattive di riscatto.
Esemplare, in questo contesto, è l’azione dell’Associazione “Abakhi”, che, dalla fondazione di “Casa Anawim”, in un solo anno di attività, ha contribuito al recupero di un immobile confiscato in via definitiva nella zona di P.zza Garibaldi, e ha accolto e sostenuto 46 persone: 16 minori non accompagnati, stranieri, reduci da crudeli esperienze di migrazione e tratta e 20 donne con i rispettivi figli, decise a liberarsi dal giogo della violenza.
Tutti hanno trovato non solo un letto per riposare, vestiti e cibo, ma soprattutto speranza.
La stessa che brilla negli occhi di Alessandro Cartisano, mentre racconta questa esperienza e ripete, felice, che la Casa è figlia della volontà di “ragazzi giovani”, che hanno voluto scommettere su sé stessi ed essere realmente d’aiuto. La giovinezza è uno stato mentale!
Molto simile e coinvolgente, è l’esperienza delle donne della Cooperativa “Soleinsieme”, la cui portavoce Giusi Nuri ha descritto con semplicità e calore la sfida di fondo: rendere le donne, vittime di violenza di genere, artefici del loro destino, assumendosi il rischio di fare impresa in prima persona, diventando socie della nascente cooperativa, con tutte le responsabilità, anche giuridiche, che questo comporta.
Le donne di “Soleinsieme” non solo hanno dimostrato di essere valide artigiane, ma hanno imparato, prima di tutto per loro stesse, di non essere vittime.
Il modello cooperativo funziona ed è una delle buone prassi che la Fiaccola della Legalità promuove.
In un solco diverso, ma altrettanto necessario, si muove il contributo dell’associazione “Marianella Garcia”, raccontata dall’avv. Nicola Santostefano.
All’interno del Centro Comunitario Agape, un gruppo di avvocati fonda l’associazione, intitolandola alla Presidente della Commissione per i Diritti Umani Marianella García Villas, uccisa nel 1983 a El Salvador, divenuta sgradita alla Giunta Militare al potere, per le sue denunce sugli abusi e le violazioni dei diritti umani nel Paese sudamericano.
Il Gruppo di Avvocati sostiene gratuitamente le persone più fragili e promuove l’idea di uno stato di diritto che valorizzi i principi fondamentali riconosciuti ad ogni individuo e sui quali si fonda la democrazia e assume pro bono la tutela giuridica delle fasce deboli e svantaggiate presenti sul territorio della Città Metropolitana di Reggio Calabria, che non detengono i requisiti per poter accedere ai benefici statali, come il patrocinio a spese dello Stato. Invisibili ma non per questo non meritevoli di tutela e assistenza qualificate.
È proprio nella capacità di garantire l’accesso agli strumenti di tutela che si manifesta lo “stato di salute” di un ordinamento giuridico e il suo tasso di democrazia reale.
Nella prosecuzione degli interventi, sia nell’omelia, durante la Celebrazione Eucaristica, sia nelle riflessioni emergenti dall’incontro con la cittadinanza, il Rettore Can. Santoro si è soffermato sulla necessità, per i sacerdoti in prima persona, di “martyria”, di una testimonianza capace di essere esempio nel mondo, in via alternativa e vitale, di giustizia, compostezza, legalità.
Questa necessità, dal punto di vista “secolare”, è stata sottolineata anche negli interventi di S.E. il Prefetto di Reggio Calabria, dott. Michele di Bari, e del Presidente della Corte d’Appello territoriale, dott. Luciano Gerardis, che hanno, rispettivamente, stigmatizzato l’assenza di senso di formule linguistiche come “prete (magistrato, et similia…) antimafia”, già sotto il profilo lessicale, rilevando l’impossibilità a ridurre ai soli fenomeni criminali la ricchezza di esperienze di onestà, solidarietà e volontariato che caratterizzano un territorio, come quello della città di Reggio Calabria, già tristemente famoso per la pervasività delle mafie, concordando nella visione per cui solo con il riconoscimento, la promozione e la concreta attuazione dei diritti per tutte le categorie di cittadini è possibile eradicare la abitualità di certi comportamenti e, soprattutto, piantare quei “semi di speranza” che si mantengano nel tempo a tutela di tutti.
Infine, il Comandante del Gruppo CC di Reggio Calabria, col. Battaglia, ha richiamato l’attenzione sull’importanza delle attività di sorveglianza del territorio, invitando ad una maggiore collaborazione della popolazione per ottenere migliori risultati investigativi e sociali.
Il filo conduttore di tutte le esperienze emerse è stato raccolto dall’Ass. Anna Nucera, individuandolo nella forza educatrice dell’esempio e nella ritrovata capacità pedagogica della società.
Tanto più evidente, questo filo, da palesarsi anche nel Progetto “Alleanza Educativa”, nato all’indomani dell’aggressione a Mons. Costantino, che mostrava l’ampia generalizzazione di modelli sottoculturali privi di anticorpi alla frustrazione del rifiuto e di ricorso alla violenza quale risposta socialmente accettabile e accettata di comportamento.
Nonostante le difficoltà di sviluppo, l’Ass. Nucera si è detta soddisfatta dei risultati ottenuti, dal livello inaspettato, e che lascia ben sperare, di ricettività agli stimoli, sia nella struttura del Comitato di Progetto, sia nelle azioni compiute tra i giovani beneficiari.
A conclusione dell’evento, Don Antonino Pangallo ha invitato i presenti a lasciar sbocciare dentro ciascuno i tanti e preziosi “semi” lanciati, così cedendo la parola alla sempre puntuale M. A. Ambrogio, che ha raccordato la fiaccola al Progetto “Costruire Speranza”, che sta prendendo sempre più vita.
La Fiaccola, dopo la Parrocchia di S. Giorgio Martire, ha proseguito il suo cammino, toccando la Parrocchia del Divin Soccorso, la Casa Circondariale di Arghillà, Roghudi, e ha concluso il viaggio presso la Parrocchia di S. Maria della Neve a Cannavò.
Numerose le suggestioni scaturite dai momenti di incontro e riflessione vissuti dai partecipanti, che si auspica possano maturare ulteriore frutto.