Per cambiare la Calabria ripartire dalla famiglia

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Una parte consistente di famiglie calabresi vive sotto la soglia della povertà e attende risposte urgenti dalla politica e dai governanti. E’ stato questo il grido di allarme, quasi un ultimatum, che i Vescovi calabresi hanno lanciato al Presidente della Giunta Regionale Agazio Loiero presente all’ultima sessione della Conferenza Episcopale della Calabria presieduta da Mons. Vittorio Mondello.

Il messaggio è stato chiaro. Anche su questo fronte per la regione Calabria è ormai suonata la campana dell’ultimo giro e non è più tempo di proclami e di annunci. O si riesce nei prossimi anni a intervenire attraverso concrete ed efficaci politiche di contrasto alla povertà o i fenomeni di esclusione sociale, di denatalità e di disgregazione che colpiscono, orami almeno il 25% delle famiglie calabresi si aggraveranno ancora di più.

Un appello al quale la politica regionale ma anche quella nazionale con il nuovo Governo che è uscito dalle elezioni non può sottrarsi. Si tratta di andare oltre l’assenso pressoché unanime sulla necessità di una “più organica politica a favore della famiglia” e della vita che rischia di esaurirsi ancora una volta nel solito sterile collage di dichiarazioni d’intenti e di buoni propositi.

Si tratta di affrontare una sfida che si presenta complessa e che riguarda non solo le famiglie che vivono un disagio materiale ma gran parte delle famiglie calabresi che vivono fragilità e difficoltà a svolgere la loro funzione educativa e sociale.

Il dibattito scientifico ci dice che è necessaria una lettura multi-dimensionale della povertà, in base alla quale non si è poveri solo perchè non si hanno sufficienti risorse economiche ma anche perché non si hanno certe capacità-funzionamenti in termini di salute, educazione, lavoro, abitazione. Si tratta quindi non tanto di attuare politiche di trasferimento monetario che dovrebbero avere un ruolo marginale ma di garantire un’offerta di servizi capillare sul territorio in grado di potenziare la capacità di progettazione e di auto-determinazione degli individui e delle famiglie.

Ripartire dalla famiglia è anche una delle strade privilegiate da seguire per rispondere a una crisi senza precedenti della nostra regione che non è solo economica ma di vera e propria emergenza democratica ed etica.

Una crisi che agli occhi dell’opinione pubblica nazionale sta facendo diventare, di fatto, la Calabria, una questione esclusivamente criminale da affrontare con interventi di ordine pubblico, con il ritornello periodico dell’intervento salvifico dell’esercito a presidio della legalità. Una percezione che si è fatta largo anche nella stessa comunità calabrese all’interno della quale cresce sempre di più la disillusione e monta un pessimismo paralizzante che ormai ha contagiato anche il mondo giovanile.

Eppure nonostante tutto in Calabria, così come nel resto del Paese, la famiglia resta al vertice delle attese dei giovani e delle preoccupazioni degli adulti, com’è da tutte le indagini che hanno preso in esame quest’aspetto della vita sociale. Nonostante i rapidi e radicali cambiamenti che hanno inciso profondamente anche sulla famiglia calabrese, con l’aumento delle separazione e dei divorzi essa resta il punto di riferimento e la principale risorsa per la vita della nostra regione. Qualsiasi azione di cambiamento, anche rispetto a fenomeni gravi come la devianza e la ndrangheta, non potrà prescindere dalla famiglia che deve riacquistare centralità e protagonismo.

Ripartire dalla famiglia significa innanzitutto creare le condizioni economiche e culturali affinché si ritorni a fare figli, a generare, avendo la prospettiva di poterli crescere bene, di essere in grado di dare loro un futuro dignitoso con una scuola e una sanità che funzioni, con reali opportunità di lavoro. E’ questa la strada per contrastare non solo l’aborto ma anche la cultura “abortista” molto più diffusa che porta al rifiuto e alla paura di fare figli.

Anche la Calabria è ormai da qualche tempo considerata tra le regioni con un tasso di natalità tra i più bassi del Paese. Un dato che- sommato al fenomeno dell’emigrazione -ci proietta in un futuro della regione che vede sempre di più crescere la popolazione anziana rispetto a quella giovanile.

Un fenomeno quello demografico che la politica non ha finora voluto affrontare con decisione ma soltanto con generiche declamazioni a difesa della vita.

“Come ha detto l’economista francese Alfred Sovy, la politica è un orologio che segue la lancetta dei secondi, è ipnotizzata da quella lancetta veloce. L’economia guarda invece alla lancetta dei minuti, pure veloce, ma un po’ meno. La demografia si muove col passo delle ore, nel lungo periodo. Quando si capisce ciò che è successo, ormai è notte. Ma è un tempo difficilmente comprensibile per la politica, che presa dall’assillo dei secondi dice: ci penserò domani.

Non è solo la politica che va chiamata giustamente in causa.

E l’idea di generare un figlio che ha perduto ogni valenza collettiva: è diventata mera scelta individuale della coppia.

Occorre ricostruire un clima in cui rinasca il desiderio di accudire dei bambini. La famiglia oggi in Italia è messa in difficoltà da un contesto culturale e sociale che non le è amico e che anzi si muove in direzione diametralmente opposta mentre i sostegni da parte dello Stato o non ci sono o sono da sempre manifestamente insufficienti a differenza di quanto avviene in altri Paesi europei come la Francia e la Danimarca, dove vige un sistema di Welfare veramente a misura della famiglia.

Anche in Italia Il Forum Nazionale delle associazioni familiari da tempo chiede un fisco a misura di famiglia che per esempio introduca il concetto di quoziente familiare, l’unico che può venire concretamente incontro alle esigenze soprattutto delle famiglie numerose che sono quelle più a rischio di povertà. Per questo ha raccolto migliaia di firme che saranno prossimamente consegnate al nuovo Parlamento con la richiesta che questo tema entri nell’Agenda politica come uno dei temi prioritari.

Per la Giunta regionale le priorità e le procedure da attivare per realizzare un piano di lotta alla povertà passano innanzitutto dalla dotazione finanziaria che deve essere messa in campo per programmare gli interventi concreti che per valore strategico possono realmente incidere sulla vita delle famiglie. Pensiamo per esempio all’importanza di un piano regionale per il potenziamento degli asili nido che in atto soddisfano soltanto meno del 10% delle richieste delle famiglie, pensiamo tutti quegli interventi e servizi che possano favorire la maternità e la conciliazione con il tempo del lavoro, che diano opportunità ai bambini e agli adolescenti di potere fruire di una offerta extra-scolastica e di tempo libero che sia la strada o il parcheggio davanti alla TV.

L’attuazione della legge regionale sulla famiglia, attraverso l’emanazione dei decreti attuativi e soprattutto con la copertura finanziaria è un’altra azione concreta da attivare per venire incontro anche alle famiglie ed in particolare alle giovani coppie.

Esiste poi un “problema minori”. Sono ancora troppi i bambini in Calabria che vivono fuori della famiglia, sono più di mille quelli attualmente ospitati da strutture spesso asettiche e che non garantiscono quelle relazioni significative che solo la famiglia può dare. L’affido familiare che dovrebbe avere priorità tra le risposte ai bambini abbandonati ancora non decolla,non tanto per mancanza di famiglie disponibili ma soprattutto per l’assenza di politiche regionali e comunali di promozione e di reale sostegno.

Certamente l’intervento più importante è quello di applicare la legge 328 e la 23 approvando il piano sociale regionale che giace da mesi all’esame del Consiglio regionale, nonostante gli impegni di tutte le forze politiche ad approvarlo in tempi rapidi.

Un segno di speranza di qualcosa che si muove è viene dall’azione recente degli Assessori Maiolo e Naccari che con la previsione nel bilancio regionale di una somma di 38 milioni di euro, comprensiva soprattutto di fondi comunitari, hanno fatto il primo passo per potere finalmente avviare un piano regionale di contrasto alla povertà e all’esclusione sociale. Tutta la programmazione dei fondi comunitari 2007-2013 è una opportunità unica per potere avviare le necessarie politiche sociali e del lavoro a sostegno della famiglia e dello sviluppo.

L’auspicio è di vedere finalmente una Giunta che ci eviti gli ennesimi rimpasti e avvicendamenti e un Consiglio Regionale che su questi temi non si divida e che soprattutto operi con quella velocità e concretezza che finora non abbiamo avuto la fortuna di potere vedere.

In questo percorso un ruolo fondamentale dovranno svolgerlo l’associazionismo familiare, il volontariato e la cooperazione in quanto organismi di rappresentanza degli interessi delle famiglie ma anche di risorse di cui la Calabria non può fare a meno per potere realizzare un modello di Welfare che trovi nella sussidiarietà anche orizzontale il suo fondamento.                                               Un’occasione importante per riflettere su questi temi sarà il seminario di studio promosso dal Centro di Servizi al volontariato Dei Due mari di Reggio Calabria che si terrà il 15 Maggio in occasione della giornata dell’ONU sulla famiglia e che vedrà confrontarsi il mondo del volontariato con i maggiori esponenti della politica regionale e locale e con il mondo universitario.
https://www.youtube.com/watch?v=QiZb877MwDI

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